Cosa sono le emozioni?
Le emozioni sono costruite a partire da semplici reazioni che promuovono la sopravvivenza di un organismo e che pertanto si conservarono nell’evoluzione. Per farla breve, gli dèi provvidero prima di tutto a rendere prontamente reattive le creature che premeva loro di salvare - o almeno così sembra. A quanto pare, molto tempo prima che gli esseri viventi disponessero di qualcosa di simile a un’intelligenza creativa, addirittura prima che avessero un cervello, la natura aveva deciso che la vita fosse, al tempo stesso, molto preziosa e molto precaria.
Noi sappiamo benissimo che la natura non opera seguendo un progetto, né prende decisioni nello stesso modo in cui lo fanno artisti e ingegneri; ma questa immagine serve a far capire il punto. Tutti gli organismi viventi, dall’umile ameba all’essere umano, nascono dotati di meccanismi progettati per risolvere automaticamente, senza bisogno di alcun ragionamento, i fondamentali problemi della vita, e precisamente:
- il reperimento di fonti di energia;
- l’incorporazione e la trasformazione di quell’energia nell’organismo;
- la conservazione di un equilibrio chimico interno compatibile con la vita;
- la conservazione della struttura dell’organismo mediante la riparazione dei danni prodotti dall’usura;
- e la difesa da agenti esterni causa di malattia e di danni fisici.
Il termine «omeostasi» è un modo comodo e conciso per indicare l’insieme dei sistemi di regolazione e lo stato di vita, caratterizzato da processi ben regolati, che ne risulta.
(…)
L’obiettivo dell’omeostasi è quello di offrire uno stato di vita migliore della neutralità, uno stato che noi umani, prospere creature pensanti, identifichiamo con la buona salute e il benessere.
Da queste parole si evince che le emozioni sono le armi a disposizione di noi esseri umani per combattere ciò che può turbare il nostro equilibrio, la nostra sicurezza, la nostra salute e il nostro benessere.
La cosa bellissima è che sono totalmente automatiche, non dobbiamo attivarle, funzionano da sole. Ci salvano dai pericoli, ci avvicinano al piacere, evitano il dolore, ci difendono dai prevaricatori, ci impediscono di mangiare cibi avariati e dannosi, ci fanno piangere, amare, odiare ecc…
Esperienza emozionale
L'esperienza emozionale è ciò che ci permette di poter parlare delle emozioni, di poterle condividere e di poterle anche studiare.
Parlare di emozioni però non è facile, è come voler descrivere un panorama di Napoli a chi non lo ha mai visto, senza l’ausilio di una foto. Oppure come voler descrivere l'amore a chi non lo ha mai provato. Possiamo descrivere l'origine di un'emozione, i suoi correlati fisiologici, ma è l'esperienza la caratteristica essenziale di un'emozione.
Vi propongo un gioco: prendete un foglio, una matita e una squadretta. Sul foglio segnate i 4 punti cardinali, NORD in alto, SUD in basso, OVEST sulla sinistra EST sulla destra. Disegnate ora una mappa della regione Campania, sapendo che Napoli dista indicativamente:
- 35 km da Caserta
- 54 km da Salerno
- 59 km da Avellino
- 99 km da Benevento
Inoltre sappiamo che:
- Caserta è a Nord
- Salerno è a Sud Est
- Avellino è a Est
- Benevento è a Nord Est
Le mappe disegnate da più persone seguendo queste indicazioni saranno molto simili tra loro e sovrapponibili alla mappa reale della regione Campania.
Come per disegnare una mappa della nostra regione abbiamo avuto il riferimento a due misure, ovvero l'orientamento sulla bussola e la distanza, così per le emozioni abbiamo due indicazioni: la valenza (positiva o negativa) e l'attivazione fisiologica che causa, l'arousal.
Prendete di nuovo carta e penna tracciate gli assi cartesiani, dove sull'asse delle ascisse piazziamo la valenza delle emozioni mentre su quello delle ordinate mettiamo il livello di arousal.
Pensate a ognuna delle emozioni elencate e posizionatela nel grafico che avete realizzato.
- Paura
- Apprensione
- Nervosismo
- Ansia
- Timore
- Disperazione
- Orrore
- Panico
- Terrore
- Rabbia
- Fastidio
- Frustrazione
- Esasperazione
- Polemicità
- Rancore
- Vendicatività
- Furia
- Felicità
- Piacere Sensoriale
- Orgoglio
- Fierezza
- Meraviglia
- Eccitazione
- Disgusto
- Senso di spiacevolezza
- Senso di sgradevolezza
- Avversione
- Repulsione
- Ribrezzo
- Tristezza
- Delusione
- Rassegnazione
- Disperazione
- Angoscia
- Lutto
- Tormento
La mappa delle emozioni risultante sarà sovrapponibile a quella delle altre persone, è questo che ci permette di condividere quel che proviamo, quel che sentiamo, l'universalità delle emozioni.
La maggioranza degli studiosi delle emozioni è d'accordo nel definire Rabbia, Paura, Tristezza, Felicità e Disgusto come le emozioni universali. Ciò significa che indipendentemte da dove tu sia nato o cresciuto, che tu sia di un salernitano o un Boscimane, indipendentemente dalle nostre culture differenti abbiamo in comune le stesse emozioni.
Emozioni e Psicoterapia
Le persone che si rivolgono a me hanno in comune una cosa, l’incapacità di gestire le loro emozioni:
- Attacchi di panico figli del fallito controllo della paura, oppure dovuti al tentativo ben riuscito di contenere la rabbia;
- Ludopatia, Dipendenze di ogni tipo, Bulimia, Vomiting, Binge eating disorder, Parafilie: le vittime del piacere;
- Il dolore che si trasforma in depressione reattiva di chi soffre per un grave lutto, o per le conseguenze di un trauma come nel disturbo post traumatico da stress;
- Il dolore da piacere mancato che si manifesta nel caso di disturbi sessuali, nella dismorfofobia e nell’anoressia;
- l’angoscia che attanaglia chi perde la speranza, chi si sente impossibilitato a cambiare il proprio triste destino;
Imparare a gestire le proprie emozioni può salvarci dal dover soccombere alla loro ineluttabilità, dovrebbe essere considerato l’obiettivo di ogni psicoterapia.
Tentate soluzioni nella gestione delle emozioni
Sfogare le emozioni
La famosa metafora della pentola a pressione: se non lasci uscire il vapore, se non ti sfoghi rischi di espoldere. L'immagine della scarica emozionale tanto cara a Freud, che però si dimostra inefficace e addirittura controproducente.
Parlare delle proprie paure allo scopo di sedare l'ansia porta alla sua esacerbazione. Chi ti ascolta se ti sostiene ti conferma la tua incapacità di gestire la tua paura. Allo stesso modo lasciare libera la paura, come per farla esaurire è controproducente, se evito tutto guidato dalla paura, se chiedo protezione e la ottengo, mi sento al sicuro ma alimento la forza della paura.
Sfogare la propria rabbia parlandone con un'altra persona ti fa sentire momentaneamente sollevati, ma la rabbia non si riduce, anzi aumenta in particolar modo se l'interlocutore appoggia le tue tesi.
Le conseguenze del lasciare libera la rabbia sarebbero peggiori delle sue cause, ci direbbe Marco Aurelio, se ti sfoghi con comportamenti aggressivi potresti pentirtene amaramente.
Parlare del tuo piacere, prova a parlare delle tua amante con un amico con lo scopo di sfogarti, ne sarai attratto in modo irresistibile.
Lasciati andare al piacere liberamente, ne diventerai schiavo.
Sfogati parlando del tuo dolore e otterrai il vantaggio secondario di sentirti importante per chi ti ascolta, questo ti farà crogiolare nel dolore anziché uscirne.
Se invece ti abbandoni al dolore il rischio è quello dell’autodistruzione.
Il mito dello sfogo
Controllare le emozioni
Controllare le emozioni attraverso il ragionamento logico. È il cruccio di molti psicologi, ma "Nun se po ffà!"
Pensate a quante volte, travolti dalla Rabbia avete detto o fatto cose di cui vi pentite ancora adesso, nonostante il vostro strenuo tentativo di ragionarci su.
Pensate alle ore passate a spiegarvi il dolore causato dalla fine di una realzione, non ci sono spiegazioni, anche il non mi meritava è fallace.
Pensate al fatto che nonostante siano razionalmente convinte di dover seguire una dieta il 90% delle persone cede al piacere.
Infine spiegate a una persona che ha paura di prendere l’aereo che si tratta del mezzo di trasporto più sicuro e bla bla bla… avrà comunque paura.
Un breve paragrafo a sè lo merita la Mindfulness, quella pratica che secondo alcuni guru e motivatori di turno dovrebbe essere la panacea di tutti i mali. La meditazione tibetana è un percorso di elevazione dell’individuo che richiede anni di pratica costante e disciplinata per essere acquisita e per dare i suoi benefici. Come le arti marziali richiedono decenni di pratica per poter essere apprese. Credereste di diventare cintura nera di karate in 10 lezioni?
Il mito della ragione
Rinforzare o Punire le emozioni
Il condizionamento delle emozioni attraverso rinforzi positivi (premi) e riforzi negativi (punizioni) ha avuto applicazioni di vario genere in psicoterapia. Si è dimostrato efficace in problematiche monosistematiche come le monofobie, la paura di parlare in pubblico, mentre ha fallito nella gestione delle emozioni estreme come per esempio il disturtbo ossessivo compulsivo, gli attacchi di panico, anoressia, bulimia ecc... (Nardone, Salvini, 2013).
Anche nell'addestramento degli animali superiori come cani, delfini ed elefanti, una relazione calda e collaborativa si è dimostrata più efficace dell'addestramento comportamentista. Il condizionamento può costruire rilfessi condizionati ma non può insegnare a gestire le emozioni.
Ricordo le ironiche parole di Paul Watzlawick: “L’ho addestrato davvero bene: ogni volta che premo la leva lui mi dà da mangiare”.
La cavia addestra lo sperimentatore o il contrario? Ognuno ha ragione dal suo punto di vista.
Bastone e Carota
Emozioni e Soluzioni
Le emozioni non sono nostre nemiche ma amiche. Daniel Dennett filosofo, logico e psicologo statunitense è arrivato a chiedersi a che cosa serve la "coscienza", visto che tutto quello che ci serve per sopravvivere avviene inconsciamente. Ha chiamato questa capacità competenze senza comprensione, le nostre emozioni garantiscono la nostra omeostasi e il nostro benessere. Non possono essere né controllate né bloccate, quindi il primo passo verso la gestione delle emozioni è imparare a concedersele ovvero evitare di opporvisi. Non opporsi significa assecondarle per utilizzarne la forza in senso costruttivo.
Gestire la paura accogliendola, assecondandola e spingendola volontariamente all’estremo dove si esaurisce facendoci sentire padroni di noi stessi.
Gestire la rabbia canalizzandola per farla defluire dandogli la possibilità di trasformarsi in energia costruttiva e non distruttiva.
Gestire il dolore accettandolo e attraversandolo, concedendogli spazio e tempo: è necessario toccare più volte il fondo per venirne fuori.
Gestire il piacere concedendoselo in spazi e tempi definiti, in modo da poterne godere senza esserne posseduti e travolti.